Mutui prima casa a tasso variabile Governo Berlusconi.

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Con il nuovo decreto dell’esecutivo, le famiglie italiane finalmente potranno tirare un sospiro di sollievo, già da tempo oppresse da un mutuo a tasso variabile che molte volte non sono riusciti a farne fronte con i pagamenti.
 

Attraverso l’intesa raggiunta tra il Governo e l’ABI, infatti, sarà fattibile risparmiare sulle rate la somma di circa ottocentocinquanta euro all’anno su un mutuo di 20 anni da ottantamila euro – da settantamila a centoventi euro al mese nell’ipotesi di finanziamento di durata più estesa e per gli importi più alti e nel contempo fermare l’importo della rata per l’intera durata del prestito. Ciò che piuttosto muterà sarà l’arco di tempo del mutuo, e questo deriverà dall’evoluzione dei tassi d’interesse. L’intesa è relativa a quei mutui a tasso variabile per l’acquisto della prima casa contratti in un periodo temporale antecedente il mese di gennaio dell’anno 2007.

Pertanto nel momento in cui la convenzione sarà attuativa - e per coloro che vorranno rinegoziare il mutuo avverrà una specie di variazione del tasso variabile a tasso fisso; la rata  sarà di fatto conteggiata sulla scorta di parametro già predefinito – mettiamo l’Euribor   ad un mese più un’incremento,  ma ai valori della media dell’anno 2006, vale a dire quando i tassi erano aumentati, tuttavia, senza ragguagliare i valori stratosferici attuali. Di norma ciò indicherà pagare dopo novanta dalla rinegozazione dei mutui una rata più inferiore e anche di molto. A titolo esemplificativo per  un mutuo di durata  di  30 anni  sottoscritto a fine anno 2005, per centocinquantamila euro, la rata del mese  conteggiata nel mese di maggio dell’anno 2008, sarebbe ammontata a euro ottecentosessantuno, invece con le recenti  condizioni si pagano settecentoquaranta euro. Tale cifra, nell’ipotesi di rinegozazione, sarà l’importo della nuova rata a tasso fisso, per successivi ventisette anni e mezzo. Resta comunque il fatto che ciò che ipoteticamente si risparmierà sulla rata diverrà un debito prossimo, parcheggiato  su un conto ad hoc intestato al cliente. Si tratta in pratica di una specie di nuovo finanziamento che il cliente renderà, nel momento in cui avrà terminato il pagamento del muto basilare, con altre rate. L’importo del nuovo debito deriva da come oscilleranno i tassi di interesse da questo momento ad allora. La sola conferma vera rimane il tasso medio dell’anno 2006. Ciò vorrà dire che le rate future saranno tutte simili. Nel caso che i tassi cresceranno aumenterà il debito futuro; nell’eventualità che questi scenderanno, il debito diminuirà e sarà perfino un profitto per il cliente se i tassi si abbassassero sotto la soglia dell’anno del 2006. In ogni modo, al termine del pagamento del mutuo, si riscontrerà quanto ancora rimane nel caso da pagare e crescerà il numero delle rate fino all’estinzione del debito. Sul debito si pagherà un interesse, determinato sulla scorta di un tasso prefissato, ovvero il tasso IRS a dieci anni più mezzo punto, che allo stato corrente è pari al 5,13% . Ciò che non ancora è stato deciso  è come saranno conteggiati  gli interessi, se soltanto alla fine, o di volta in volta. Tali vicende faranno parte della convenzione, che l’esecutivo e l’ABI dovranno a breve sottoscrivere.

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