Sempre dal rapporto dell’ABI, si legge che la percentuale d’incidenza dei nuovi mutui a tasso variabile sul totale complessivo, è passata dal sessantotto per cento dell’anno 2003 a poco meno del trenta per cento nei primi 5 mesi dell’anno 2008.
Allo stesso modo la percentuale dei finanziamenti a tasso fisso è cresciuta dal 22,1% dell’anno 2003 al 60,6% dei primi 5 mesi dell’anno 2008, che rispecchia grosso modo l’andamento del numero dei finanziamenti a tasso fisso e variabile registrati in altri paesi dei paesi della Comnita’ Europea cone l’Olanda il Belgio e la Germania.
Il tasso variabile, tuttavia, è ancora scelto in maniera ancora regolare in Portogallo, Irlanda e Spagna. I dati appena indicati rappresentano le esperienze delle banche più note.
Nel primo semestre dell’anno 2008 circa l’87% dei clienti hanno richiesto mutui a tasso fisso. Unicredit, afferma che tale percentuale, nel medesimo periodo dell’anno 2007, era del 60%.
La richiesta dei mutui a tasso variabile ha espresso percentuali di preferenze del 13% nel primo semestre dell’anno 2008 rispetto al 40% del primo semestre dell’anno 2007, le medesime percentuali sono sono state indicate anche dalla banca Intesa San Paolo.
Negli utimi anni le preferenze della clientela si sono concentrate nei confronti del tasso variabile in vicina connessíone con una congiuntura dei tassi in grande discesa e alquanto moderati.
La scelta che ha determinato il riequilibro delle preferenze della clientela nei confronti del tasso fisso è incominciata a partire dal primo semestre dell’anno 2006, a causa della fase dei rialzi dei tassi.
Durante l’anno 2007, infatti, più del 75% dei mutui è stato erogato a tasso fisso, più dell'80% delle erogazioni fatte durante quest'anno dalla banca Intesta San Paolo è stato a tasso fisso.