Mutuo a tasso fisso o il mutuo a tasso variabile?
In questo momento il mutuo a tasso variabile fa risparmiare, tuttavia ci sono coloro che attendono l’attimo giusto per bloccare la rata. Sull’argomento mutui, le famiglie italiane non ricorrono indubbiamente a mezze misure: in questo momento è il mutuo a tasso fisso a finire sottoaccusa, quello stesso mutuo a tasso fisso che solamente qualche mese addietro sembrava la sola soluzione eventuale e attuabile per avere un nuovo finanziamento o per difendersi dai tassi Euribor impazziti.
Diversamente, il mutuo a tasso variabile fino a questo momento preso di mira viene visto con particolare gelosia, perfino da coloro che da poco hanno praticato il passaggio dal tasso variabile, per mezzo della rinegoziazione, surroga o sostituzione a quello fisso.
Sicuramente, alcune delle proteste sono giustificabili: la soglia del tasso al 4% introdotto dal governo con il Decreto anti-crisi per l’anno 2009 ad appannaggio soltanto dei prestiti a tasso variabile - ad eccezione di eventuali rettifiche al testo, che in questo periodo è alla consulta del parlamento – rappresenta una sorte di presa in giro per coloro che in precedenza hanno scelto una soluzione cauta, addossandosi il maggior costo del mutuo a tasso fisso.
Tuttavia, è il caso di sottolineare che la perentoria diminuzione degli Euribor avrebbe lo stesso reso i mutui a tasso variabile particolarmente più vantaggiosi nel periodo temporale legato ai prossimi mesi: in pratica, gli alti e bassi delle rate sono per la loro medesima indole dei prodotti indicizzati, così come chi opta per il mutuo a tasso fisso lo fa in modo specifico per assicurarsi la certezza della somma da versare durante il tempo e per tale motivo, si ipotizza, è pronto a pagare in media di più.
La problematica, casomai, sta nel fatto che tanti risparmiatori si sono trovati a traslocare nei mutui a tasso fisso per una scelta dovuta da vere esigenze di bilancio e da fattori di natura emotiva – giusta la stagione estiva passata, nel periodo in cui i tassi Irs (base di calcolo della rata per questa tipologia di strumento) erano sostanzialmente cresciuti. Con la conseguenza di vedersi nelle mani un prodotto che predice interessi anche maggiori al 6% e che sembra pertanto fuori dalla portata di mercato.